venerdì 5 giugno 2020

Ludovica Benini - I N F L U E N Z A S P A G N O L A


I N T R O D U Z I O N E

Un centinaio di anni fa, il mondo si stava riprendendo dalla brutalità della Prima Guerra Mondiale, si ritrovò ben presto di nuovo “in Trincea” contro un nemico invisibile e letale, l’influenza spagnola, la prima pandemia moderna, che uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone nel mondo, diventando uno degli eventi più letali della storia. L’attuale pandemia da Covid-19, ha in comune con l’influenza spagnola, il fatto che la morte sopraggiungeva e sopraggiunge a causa di una polmonite.

I L   D O P O G U E R R A 
                                                                        
I trattati di pace colpiscono pesantemente la Germania
L' obiettivo di Francia e Inghilterra alla Conferenza di Parigi era stato quello di ridimensionare il territorio della Germania, obbligandola a pagare pesanti indennizzi e sottraendole colonie e risorse economiche.
Il trattato di Versailles, è uno dei trattati di pace che pose ufficialmente fine alla prima guerra mondiale. Fu stipulato nell'ambito della conferenza di pace di Parigi, firmato il 1919 a Versailles, in Francia. Con questo trattato, la Germania fu costretta a cedere l'Alsazia e la Lorena e le miniere di carbone della Saar per 15 anni alla Francia; il ducato di Schleswig alla Danimarca, la Posnania e l'Alta Slesia alla neonata repubblica di Polonia. 
La Prussia orientale venne divisa dal resto della Germania tramite una striscia di territorio, il "corridoio di Danzica", per dare alla Polonia uno sbocco sul mare. La Polonia stessa fu ricostituita aggiungendo ai territori orientali tedeschi le regioni abbandonate nel 1917 dalla Russia sovietica.
Francia e Inghilterra si spartirono le colonie africane tedesche: Camerun e Togo andarono alla Francia; Tanganica e Africa del sud-ovest all'Inghilterra.
L'atteggiamento anglo-francese alimentò tra i Tedeschi un diffuso senso di umiliazione e un pericoloso desiderio di rivincita.



Cambia la geografia dell'Europa dell'Est e del Medio Oriente 
I trattati di pace ridisegnarono anche i confini del Medio Oriente e dell'Europa orientale. Vaste aree vennero sottratte alla Turchia e affidate alla Francia, la Siria e Libano, e all'Inghilterra la Palestina, la Transgiordania e l’ Iraq. La Turchia, divenne nel 1923 una repubblica, il cui primo presidente fu il generale Mustafa Kemal, detto Atatürk.
Dallo smembramento dell'impero austro-ungarico si formarono nuove nazioni: la repubblica austriaca, la repubblica ungherese, la repubblica cecoslovacca. Quest'ultima nacque dall'unione di Boemia, Moravia e Slovacchia e comprendeva anche una minoranza tedesca.
Nei Balcani fu costituito il re regno di Jugoslavia unendo nazioni diverse per lingua, religione e tradizioni: la Croazia, la Slovenia e la Bosnia-Erzegovina, che in precedenza appartenevano all'impero austro-ungarico, insieme con la Serbia e il Montenegro che invece erano regni autonomi.

Nasce la Società delle Nazioni
Il compito di mantenere la pace fu affidato alla Società delle Nazioni, un organismo internazionale voluto dal presidente statunitense Wilson e costituito nel 1920, con sede a Ginevra, in Svizzera. Essa avrebbe dovuto raccogliere tutte le nazioni del mondo e garantire la pace e risolvere con la diplomazia controversie e conflitti. Purtroppo non raggiunse i suoi principali scopi, per vari motivi:

- Non ebbe il sostegno degli Stati Uniti, dove, con il nuovo presidente Warren Harding, era iniziato un lungo periodo di isolazionismo; inoltre, essa era un organismo cui si partecipa volontariamente e pertanto non poteva imporsi, non avendo né una propria autorità né un proprio esercito. Al suo interno si riprodussero i tradizionali conflitti, e l'organismo finì per diventare uno strumento di potere gestito da Francia e Gran Bretagna.

Tuttavia, la Società riportò qualche successo. 
- Per esempio, favori le richieste di indipendenza politica di alcuni Paesi soggetti all'impero britannico: nel 1922 divenne indipendente l'Egitto; poi fu la volta dei regni di Iraq, Arabia Saudita e Persia, che nel 1935 prese il nome di Iran.

Il primato dell'Europa tramonta definitivamente

La guerra aveva creato numerosi problemi economici sia ai vincitori sia ai vinti:
- I milioni di morti e invalidi significavano anche milioni di lavoratori in meno;
- l'industria si trovò di fronte al problema della riconversione dalla produzione militare a quella civile, in un momento in cui la richiesta di beni di consumo era scarsa poiché le popolazioni erano impoverite;                                                                                                                                                        
- tutte le nazioni europee si erano indebitate per sostenere le spese militari, soprattutto con gli Stati Uniti; ciò provocò il declino delle loro economie, a vantaggio degli Stati Uniti e del Giappone;
- un serio problema fu poi costituito dal pagamento dei danni di guerra da parte delle nazioni sconfitte. I Tedeschi furono obbligati a pagare una somma enorme, con gravissime conseguenze economiche: la moneta tedesca, il marco, perdeva di valore ogni giorno. La spaventosa inflazione e la crisi economica della Germania favorirono, anche, l'affermazione del nazismo.
Alla fine della guerra mondiale, in tutto il mondo si sviluppò un’enorme pandemia, molto aggressiva, essa era alimentata anche dalle scarse condizioni di vita dei cittadini e della parte dell’esercito sopravvissuto.

L ’ I N F L U E N Z A   S P A G N O L A

L’influenza Spagnola, o semplicemente Spagnola o Grande Influenza, fu un’epidemia influenzale che si diffuse velocemente in tutto il mondo. In soli 18 mesi l’influenza contagiò almeno un terzo della popolazione mondiale. Fra il 1918 e il 1919 uccise decine di milioni di persone; si stimano circa 50 milioni o addirittura 100 milioni di vittime. Se la cifra più alta fosse attendibile, la pandemia del 1918 avrebbe ucciso più persone di quante ne siano morte unendo le due guerre mondiali. La mortalità totale le valse la definizione di “più grave forma di pandemia della storia dell’umanità”: ha, infatti, causato più vittime della terribile Peste Nera del XIV secolo.
L’agente causale della Spagnola appartiene alla famiglia dei virus dell’influenza A, la stessa che si evolve provocando la classica influenza stagionale. La Pandemia del 1918-1919 fu causata da un virus influenzale in forma più letale, chiamato N1H1, i cui segmenti genetici sarebbero derivati da un virus aviario che, compiendo un “salto di specie” si sarebbe adattato all’uomo, acquisendo un’eccezionale capacità di trasmissione.  Inizialmente i sintomi erano tosse, dolori lombari, febbre e difficoltà respiratorie. A causa della carenza di ossigeno i volti assumevano un colorito bluastro. L’emorragia riempiva i polmoni di sangue, provocando vomito e sanguinamento del naso e facendo alla fine soffocare le persone nei propri fluidi.
La Spagnola non colpì solo persone molto giovani o molto vecchie ma soprattutto adulti sani tra i 20 e i 45 anni. Il ceppo influenzale N1H1, doveva colpire i sistemi immunitari di queste persone in maniera forte da innescare una tempesta citochimica così intensa da inondare di fluidi i polmoni infettati ostruendo le vie respiratorie. E’ probabile che anziani e bambini siano stati risparmiati dagli esiti più gravi proprio perché caratterizzati dall’avere un sistema immunitario più debole.
Il fattore principale nella diffusione del virus fu, il conflitto internazionale della Prima Guerra Mondiale, giunto all’epoca alle fasi finali. Nel 1918, il conflitto durava ormai da 4 anni ed era diventato una guerra di posizione: milioni di militari vivevano ammassati in trincee sui vari fronti favorendo così la diffusione del virus a livello globale grazie al massiccio e rapido movimento delle truppe nel mondo. Quando le truppe si spostavano, il contagio si spostava con loro.
All’influenza fu dato il nome di “Spagnola” poiché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli: la Spagna non era coinvolta nella Prima Guerra Mondiale e la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra; mentre nei paesi belligeranti la rapida diffusione della malattia fu nascosta dai mezzi d’informazione.
La Pandemia d’Influenza Spagnola contagiò il globo in tre ondate nel periodo 1918-1919.
-La prima ondata (primavera-estate del 1918)
Si caratterizzò per l’alto numero di contagi piuttosto che per la mortalità. I primi casi d’Influenza Spagnola furono registrati negli Stati Uniti, nel marzo 1918, un soldato febbricitante rientrando nello stipatissimo accampamento militare di Fort Riley, in Kansas, trasportò accidentalmente la malattia. Nel giro di poche ore più di un centinaio di suoi commilitoni mostrarono i sintomi della stessa patologia, e altri ancora si sarebbero ammalati nelle settimane seguenti. Nel mese di aprile le truppe statunitensi arrivarono in Europa, portando con se il virus. Era la prima ondata della pandemia. All’inizio la malattia non venne ben compresa e i decessi erano attribuiti alla polmonite o alla meningite. In molte parti del mondo la prima ondata era così debole da dare lievi sintomi o era quasi asintomatica, da non essere presa seriamente in considerazione né dagli esperti, né dalle truppe dove venne liquidata come” febbre di tre giorni”. Il quadro era poco chiaro eppure c’erano alcuni minacciosi campanelli d’allarme; tra i morti, infatti, c’erano spesso giovani adulti sani, persone che normalmente non vengono colpite dall’influenza, questo doveva far capire che si trattasse di “una nuova malattia”.
-La seconda ondata (Autunno del 1918)
Le Trincee e gli accampamenti dei soldati sovraffollati, nonché le scarse condizioni igieniche in cui vivevano, diventarono terreno fertile per la malattia. Un’infezione circoscritta a un area geografica, fu trasformata in un’emergenza globale dal conflitto. Il virus, infatti, colpì e raggiunse rapidamente ogni angolo della Terra grazie ai rapidi scambi di uomini e mezzi imposti dalla Guerra e plasmati dalla Colonizzazione Europea del globo. L’influenza corse a bordo di treni, delle navi e delle grandi vie di comunicazione aperte con la modernità ottocentesca. Nel settembre 1918 l’epidemia entrò nella sua fase più letale. E’ stato calcolato che le 13 settimane tra settembre e dicembre 1918 costituirono il periodo più intenso, con il maggior contributo di vite. In Italia la fase più aggressiva si verificò tra luglio e ottobre quando si ammalarono anche 3000 persone al giorno. Quando la crisi raggiunse il culmine, i servizi sanitari cominciarono a non farcela più e molti morti finirono in fosse comuni.
-La terza ondata (inverno 1918-19)
La fine del 1918 portò un intervallo nella diffusione del virus, all’improvviso l’influenza sembrò scomparire in concomitanza ai grandi movimenti del dopoguerra: il ritorno dei reduci, gli spostamenti dei profughi, la ripresa dei commerci, la capacità di infettare e uccidere si era ridotta. Gennaio 1919 vide l’inizio della terza e ultima fase. Ormai la malattia era decisamente meno violenta, la ferocia dell’autunno e dell’inverno prima non si ripeté e calò il tasso di mortalità. Ma l’ondata finale riuscì comunque a causare danni considerevoli. L’Australia, che aveva immediatamente imposto l’obbligo della quarantena, riuscì a sfuggire agli effetti più virulenti fino all’inizio del 1919, quando la malattia arrivò anche lì, causando la morte di diverse migliaia di persone. Si ebbero casi di decessi d’influenza (forse una forma diversa) fino al 1920, ma nell’estate del 1919 le politiche sanitarie e la naturale genetica del virus misero fine alla pandemia. Tuttavia per chi aveva perso persone care o riportato complicanze a lungo termine, i suoi effetti si sarebbero fatti sentire per decenni.

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