venerdì 5 giugno 2020

Ludovica Benini - L'URLO DI MUNCH

                                             LETTURA  DELL’OPERA  D’ARTE




AUTORE: Edvard Munch

TECNICA: Tempera, pastello su cartone, 91 x 73,5 cm

DATA: 1983

COLLOCAZIONE: Munch Museet, Oslo

L’artista ha realizzato ben quattro versioni di questa scena, tutte dipinte tra il 1893-1910. La versione a cui fo riferimento è quella conservata all’interno della Galleria.



CONTESTO STORICO

Questo quadro è uno dei più famosi dell’Espressionismo Nordico.                                                                          “Il Grido” (o “L’Urlo”, come viene spesso chiamata l’opera nella tradizione toscana), fa parte di una serie di opere realizzate da Munch tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. L’autore, di origine norvegese, si forma intorno al 1880 in ambito naturalista e successivamente, nel 1885, un soggiorno a Parigi, lo mette in contatto con l’ambiente degli impressionisti. Munch aggiunse una componente di angoscia e turbamento personali al colore puro e alle sfumature semplici, alterando i fini espressivi della forma e del colore.                 Le sue opere diedero così vita alla corrente artistica chiamata Espressionismo. Il movimento si sviluppò contemporaneamente in Francia, Germania e Austria, tra il 1905 e il 1925. L’Espressionismo è una delle principali tendenze artistiche e culturali del 900 in Europa. Il termine indica un’arte di genere soggettivo, che non propone la rappresentazione del mondo esterno ma “l’espressione” di stati d’animo e sentimenti dell’autore, usando proprio le immagini di quel mondo esterno spesso alterate o confuse.  In questo l’Espressionismo si pone in contrasto nei confronti delle tendenze oggettive in atto in tutta Europa, come appunto l’Impressionismo e il Naturalismo del tardo-ottocento.



  DESCRIZIONE DELL’OPERA

L’episodio che ha portato alla nascita dell’Urlo di Munch, viene narrato dallo stesso artista all’interno del proprio diario. Edvard stava camminando all’interno di un parco con un paio di amici, ma ad un certo punto, si sentì terribilmente stanco e fu costretto ad appoggiarsi ad una palizzata, mentre i suoi due amici procedevano nella camminata. Dal punto in cui si è fermato, Munch riusciva a scorgere il fiordo in lontananza, mentre il tramonto si stava trasformando in lingue di fuoco e proprio in quel momento l’artista avverte la solitudine di fronte a quella esplosione di colori provando una tale angoscia che lo porta a creare questo capolavoro.



“Camminavo lungo la strada con due amici – quando il sole tramontò.

 I cieli diventarono immediatamente rosso sangue e percepii un brivido di tristezza.

Un dolore lancinante al petto. Mi fermai – mi appoggiai al parapetto, in preda ad una stanchezza mortale.

Lingue di fiamme come sangue ricoprivano il fiordo neroblu e la città.

 I miei amici continuarono a camminare – e io fui lasciato tremante di paura                                  

E sentii un immenso urlo infinito attraversare la natura”.



“L’Urlo” o “Il Grido” di Munch dipinto da Edvard Munch, nel 1893, rappresenta ancora oggi, una vera icona culturale della condizione di sofferenza umana. Il titolo originale è Skrik e la scena è stata ispirata ad una località nei pressi della città di Oslo, un sentiero sulla collina di Ekberg.                                                                    

Tutta l’immagine dipinta esprime, con grandissima potenza visiva, il senso del dolore e della paura. Tutto è deformato dall’angoscia, tutto è sconvolto, i colori sono esagerati, contrastanti e violenti e stesi in lunghe pennellate orientate in direzione del paesaggio. Il contrasto cromatico è talmente forte da colpire lo spettatore con la stessa intensità di un pugno allo stomaco. Linee ondulate pervadono la terra, il cielo, il mare, sembrano preludere a uno stato di cataclisma ma nemmeno questo turba, le sagome scure sul fondo che procedono a diritto per la strada. I parapetti del ponte, invece, sono rigidi e perfettamente geometrici, in contrasto con tutto il resto. L’associazione delle linee ondulate con le linee diagonali crea un senso di dinamicità, che provoca tensione nell’osservatore. La linea continua e ondeggiante sviluppa le cose in modo soffocante. Si incunea tra il ponte e il cielo facendo ondeggiare tutta la scena. Ogni forma perde il suo equilibrio e viene risucchiata verso il vortice giallo centrale.                                                                                                 Anche l’uso della luce contribuisce a far scaturire nell’osservatore un senso di inquietudine poiché conferisce il senso dell’immediatezza dell’evento rappresentato, colpendo la figura principale frontalmente come se venisse illuminata dalla luce di un flash.                                                                                                                                Tutti gli elementi sono allo stesso tempo reali e irreali. Reali perché partono da dati plausibili della realtà: l’essere umano, il ponte, le figure che camminano, la natura selvaggia e impervia dei fiordi norvegesi, le strutture rossastre del tramonto. Irreali perché amplificati, esagerati, sconvolti, portati all’eccesso. E’ l’interiorità dell’artista che parla, che detta regole della visione. La realtà è filtrata da uno stato emotivo. E’ puro espressionismo pittorico. 

Il personaggio centrale, in primo piano, ha il viso allucinato che ricorda un teschio e sta lanciando un fortissimo grido. Nell’atto di dare quanta più forza possibile al proprio grido, porta le mani attorno al volto, un gesto di disperazione, di angoscia e isolamento, accentuata dalla presenza delle due figure che si allontanano erette e indifferenti. Ponendo attenzione sulla figura in primo piano, è possibile notare che è privo di qualsiasi elemento di riconoscimento, può essere un uomo, una donna o l’autore stesso. La sua pelle ha un colorito giallo/verdognolo, il suo corpo è serpentiforme, la sua testa allungata, quasi come se fosse privo di ossa, le orbite oculari sono due cerchi privi di colore e profondità, il naso è scomparso lasciando solo due punti neri, le labbra sono nere e la bocca è spalancata in un urlo lancinante.  Il busto è reso attraverso linee ondulate, è ricoperto da una tunica nera, che mette in risalto l’eccessiva magrezza, la mancanza di proporzione. Questa figura sembra a malapena tenersi in posizione eretta, quasi non avesse spina dorsale.                                                                                                                                                          Spostando lo sguardo a sinistra è possibile notare le due sagome scure (probabilmente i due amici a cui Edvard si riferiva nel proprio racconto). I due uomini sembrano voler prendere le distanze dall’urlo lanciato e che sta distorcendo l’intera natura: il loro volersi staccare dal protagonista, simboleggia la falsità dei rapporti umani.                                                                                                                                                           Sulla destra della composizione, si nota un paesaggio naturale, caratterizzato dalla presenza di uno specchio d’acqua, il mare scuro e alcune piccole imbarcazioni che campeggiano all’interno di una chiazza gialla, evidente riflesso della luce del sole. Sullo sfondo una vasta superficie pittorica è occupata dal cielo al tramonto, rappresentato da linee curve come gigantesche lingue di fuoco. Le tinte sono irreali e non rispettano, se non parzialmente, i colori reali del paesaggio naturale. Il colore dell’acqua è l’unico ad essere rispettato, se pur nel suo blu forte e profondo. I colori utilizzati nella parte superiore sono essenzialmente caldi, ponendosi in netto contrasto con la parte inferiore; questi violenti contrasti dei colori eccessivamente accesi rispecchiano il dramma interiore dell’anima. Attorno all’essere in primo piano, si nota che i colori più chiari si vedono attorno al suo volto, così da metterlo in risalto.                                                                                                        La prospettiva fortemente obliqua del sentiero, infatti condiziona pesantemente lo spazio di scena. La diminuzione progressiva di grandezza tra l’uomo in primo piano e i due passanti molto piccoli in alto a sinistra contribuisce a rendere la profondità. Nel triangolo di destra in alto, invece, il paesaggio risulta più bidimensionale e appiattito su un unico piano informale. La sagoma umana che urla e si dispera si trova quindi più in basso e quasi schiacciata. Ci troviamo così nella condizione, di non essere semplici spettatori ma osservatori del suo dramma esistenziale. Inoltre la costruzione ondulata del paesaggio, crea un senso di instabilità visiva che genera smarrimento e insicurezza. L’immagine si trasforma così in una visione liquida e verminosa che evoca fastidio fisico e psicologico.

L’Urlo è un dipinto dal formato rettangolare con inquadratura verticale. La linea obliqua del parapetto parte dall’angolo in basso a destra e si proietta verso l’alto a sinistra. Si crea così una separazione netta del dipinto in due triangoli dai vertici opposti. Verso l’angolo in basso, a sinistra, le assi del parapetto, realizzate con pennellate oblique, si addossano progressivamente verso il lato sinistro del dipinto. La progressione, dalle oblique alla verticale, inoltre crea la spazialità, in profondità del dipinto. L’integrazione tra le diverse parti dell’opera crea poi un senso di nausea e di movimento senza posa.                                                         

Il dipinto non è solo immaginazione e stato d’animo, è stata una vera esperienza vissuta dall’artista. Il suo malessere esistenziale, segnato da un’infanzia difficile con le morti dei suoi familiari (la madre trentenne muore di tubercolosi e poco dopo, della stessa malattia, muore anche la sorella prediletta) e la sua successiva fragilità di nervi influisce su tutta la sua angosciante realizzazione immortalando tutto quello che sentiva dentro attraverso il dipinto. Per Munch non era importante descrivere le forme in modo preciso, la finalità principale era quella di trasmettere angoscia e solitudine. L’ansia è così suscitata nello spettatore grazie al soggetto particolarmente inquietante. Inoltre la scelta stilistica e compositiva influiscono creando una tensione visiva. Solo il ponte, la cui prospettiva si perde all’orizzonte, è simbolo della vita, con le sue mille difficoltà.



COMMENTO PERSONALE MOTIVATO

L’Urlo di Munch è uno dei miei quadri preferiti da sempre.                                                                                     Mi piace particolarmente osservalo perché mi suscita infinite emozioni e per me più dell’angoscia e della paura, mi rappresenta la solitudine in cui spesso mi ritrovo. Anche se mi sento molto coinvolta da questo dipinto, non credo che lo potrei appendere nel mio salotto e contemplarlo ogni mattina al mio risveglio, bisogna prepararsi, secondo me, alla sua visione, perché suscita al tempo stesso un po’ di repulsione e spavento. La cosa che mi colpisce particolarmente in negativo è la figura deformata in primo piano che   sembra un fantasma, mentre i colori così forti e accesi, in contrasto tra di loro, mi piacciono moltissimo e se li osservi con animo benevolo sembra che giochino tra di sé, mettendo in secondo piano la figura principale.

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