Orfeo, principe dai lunghi capelli e dalla voce
incantevole, era un giovane sensibile e sognatore.
Il dio Apollo gli aveva donato una lira e gli
aveva insegnato a suonarla.
Ogni volta che Orfeo suonava e cantava, le bestie
selvagge si calmavano.
Tutti lo amavano, soprattutto le ragazze, ma lui
si interessava solo ad una: Euridice.
Insieme decisero di sposarsi.
Pochi giorni dopo il matrimonio, Euridice fu morsa
da un serpente velenoso e non riuscì a salvarsi.
Quando Orfeo si accorse della morte di sua moglie
fu troppo tardi, infatti Ade l’aveva rapita e portata nel regno dei morti.
Dunque, Orfeo cercò il passaggio per il regno dei
morti e si introdusse negli Inferi.
Provò a chiamare: - Euridice! - , ma riuscì ad
udire soltanto lamenti strani e una risata agghiacciante.
Con la melodia della sua voce fece tranquillizzare
tutti i guardiani dell’Oltretomba, arrivando così allo sguardo feroce di Ade.
Orfeo spiegò ad Ade che, in nome dell’amore, voleva
riprendersi Euridice e portarla con sé sulla terra, ma Ade duro com’era, chiese
a Orfeo se amava veramente Euridice e se lei amava veramente lui.
Dopo queste parole il ragazzo intonò la canzone
che aveva scritto per lei.
Si sentiva solo la musica.
E poi alla voce di Orfeo si aggiunse un’altra voce
che chiamava il suo nome e cantava la sua canzone.
Ade, allora, si convinse che i due ragazzi fossero
stati l’uno per l’altra, e quindi, fece tornare Euridice da Orfeo, sulla terra,
però, durante il viaggio di ritorno, Orfeo, non avrebbe dovuto guardare la sua
amata, finché non fossero usciti dal regno dei morti.
Orfeo obbedì.
Si incamminò verso la luce del sole, ma la voglia
di guardare e riabbracciare la sua amata non mancava.
Resisté fino all’ultimo, e appena uscito alla luce
si girò per guardare la sua amata tornata in vita.
Però Euridice, non c’era, perché Orfeo non aveva
aspettato che la ragazza uscisse dagli Inferi.
Riuscì a vedere soltanto la sagoma, ancora nell’ombra.
Un soffio, e di Euridice non restò altro che il ricordo.
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